Mostra “Pintoricchio, Pittore dei Borgia”, Musei Capitolini

Inaugura oggi 19 maggio la mostra Pintoricchio, pittore dei Borgia Il mistero svelato di Giulia Farnese con la collaborazione alla produzione esecutiva di Dialogues e la co-curatela del prof. Claudio Strinati.

La mostra è costituita da 33 opere (ritratti della famiglia Borgia e dipinti di Bernardino di Betto, dalla Crocifissione della Galleria Borghese, alle Madonne della Pace di San Severino Marche e delle Febbri di Valencia), da 7 antiche sculture di età romana, provenienti dalle raccolte capitoline, e dalle gigantografie riproducenti i dipinti dell’Appartamento Borgia  con la finalità di documentare quanto il Pintoricchio abbia attinto all’antico per promuovere la “rinascita” artistica e culturale di Roma. Una iconografia fortemente innovativa, in cui il linguaggio antico riusciva perfettamente a coniugarsi alle tendenze più avanzate, rispondendo in questo modo, attraverso una narrativa fluida e rinnovata, a soddisfare le esigenze e i gusti dei Borgia.

Degno di nota è la “riunione” di due parti fondamentali del ciclo pittorico, la Madonna e il Bambin Gesù delle mani, che si ritrovano per la prima volta dopo essere stati divisi dal momento in cui il ciclo pittorico realizzato dal maestro per il nuovo appartamento papale del papa Borgia fu distaccato sotto il pontificato di Alessandro VII, essendo stato ritenuto eccessivamente compromettente.

L’esposizione è l’occasione per risolvere la “leggenda”, supportata anche dalle parole del Vasari, che voleva il volto di Giulia Farnese riprodotta nel viso della Madonna dipinta da Pintoricchio, . Studi, confronti e approfondimenti hanno consentito di rivedere questa teoria, destituendo di ogni fondamento una delle convinzioni più durevoli della storia dell’arte moderna, che riconosceva nel bel volto femminile l’amante del Papa. Le sembianze della Vergine risultano invece vicinissime al più classico tipo dei volti di Madonna del Pintoricchio: un viso dolcemente allungato, amorevole e assorto. Dunque non un ritratto, in cui peraltro Pintoricchio, definito da Claudio Strinati il pittore del tenue gigantismo, eccelleva.

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